Vanità Maschili: i braccialetti.
- Il Guardiano del Faro
- 11 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Il primo è arrivato un po' per caso, in un momento difficile della mia vita.
Un giorno, un’amica mi regalò un braccialetto. Eravamo vicino a Piazza Plebiscito, a Napoli. Una giornata di settembre, piena di sole. Napoli brillava, ancor più bella del solito.
Quel braccialetto non aveva niente di speciale, eppure mi diede tanta gioia. L’iniziale del suo nome su di un filo di caucciù che mi legò stretto a lei.
Mi piacque immediatamente. E mi piacque così tanto che cominciai a comprarne altri. Tanti altri. E molti me ne hanno poi regalati nel tempo; quando li indosso, finisce che non li tolgo più.
Posso affermare con certezza siano il mio regalo preferito! Chi mi ama lo sa. Sento che creano un legame materico, visibile, solido che si suggella nel momento stesso in cui aderiscono al mio polso e mi accompagnano ogni giorno. Concretizzano il piacere del ricordo: quello delle persone che me li hanno regalati o i momenti in cui li ho comprati.
Sono diventati un accessorio insostituibile. Un'ossessione. Un mio segno di riconoscimento.
Negli anni li ho collezionati di tutte le fogge e fatture. Braccialetti di tutte le dimensioni, stili e materiali; preziosi e non. All'inizio li portavo in maniera casuale e disordinata. Del resto, pur vanitoso, sono sempre un uomo.
Poi mi è stato spiegato come indossarli: pietre e acciaio su un braccio, monili sull'altro. Qualcuno dice vadano al polso destro, perché il sinistro generalmente è riservato all'orologio.

Mi è stato detto, anche, di toglierli la notte, affinché si ricarichino di energie positive. O di lavarli con acqua corrente e sale grosso per evitare di portarmi addosso quelle cattive.
Non ci ho mai creduto. Però, alcuni, tra i tanti li considero dei veri e propri amuleti.
Mi è stato anche detto che devono essere sempre in numero dispari. Nemmeno a questo ho mai dato retta. La mia compulsione (sì, anche noi maschietti abbiamo le nostre fisse in fatto di shopping) mi porta a comprarli quando posso e ormai chi li conta più
Li indosso perché mi piace come mi stanno, soprattutto, quando con il sole le mani e le braccia si abbronzano. Ed io, confesso, le guardo con compiacimento. Sono un simbolo di vanità maschile!
E pensare che il bracciale al polso di un uomo nell'antichità era un simbolo di potere o un simbolo religioso. I soldati greci, ad esempio, li usavano per proteggersi i polsi in battaglia, mentre i soldati romani indossavano al braccio sinistro le cosiddette armillae, bracciali alti, lisci realizzati in oro, che erano il simbolo del loro valore militare.
Oggi sono di moda. Indossarne tanti è comune. Fanno "maschio" quando spuntano sotto il polsino una camicia immacolata.
Sono, però, convinto che gli accessori maschili, quelli fatti bene, oltre il loro valore estetico, aiutino a descrivere e valorizzare la personalità di chi li indossa. Che è ciò che conta.
Ho perso tanti dei miei braccialetti, alcuni con grande dispiacere, hanno smesso di accompagnare il mio quotidiano.
Vivono le mie stesse giornate: si consumano sfiniti, si spezzano stanchi, si sfilano distratti, si rompono in mille palline creando il caos intorno. Ed io ho la scusa per sostituire quei "caduti sul campo" con dei nuovi orpelli.
La ricerca della bellezza, dell'artigianalità e della qualità mi ha fatto scoprire quel piccolo scrigno che è il negozio de La Signorina Fuoriluogo, a Castellabate. Un luogo magico, dove trovo sempre tanti braccialetti unici ed originali.
Ah, anche il primo è andato perso. Così come la persona a cui era legato.
Eppure, lei e quel braccialetto sono ancora un riferimento e so che non li dimenticherò
Una narrazione fluida e avvincente!! Grazie Guardiano per la piacevole condivisione 🙏🏻
Grazie, spero di non deludere troppo le attese.
Benvenuto nel Blog de La Signorina Fuoriluogo Guardiano del Faro.
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