La Scarzuola: la città ideale di Buzzi nel luogo del miracolo di San Francesco.
In Umbria, nascosta tra le dolci colline che la caratterizzano, si trova la Scarzuola, un luogo magico e misterioso al confine tra fantasia e realtà.
E’ collocata precisamente in località Montegiovi, alle pendici del Monte Peglia, vicino alla splendida città di Orvieto.
Arrivare alla Scarzuola non è molto semplice, probabilmente perché è un luogo che non ama farsi trovare.
Oggi non vi racconterò un luogo, ma una storia che alcuni troveranno bizzarra e altri affascinante.
La Scarzuola è stata fondata da San Francesco nel 1218.

Qui costruì una capanna fatta con le foglie di scarza, da cui prende il nome, vi piantò un cespuglio di rose dal quale come per miracolo nacque una fontana.
A ricordo di questo avvenimento qui venne edificata una chiesa e poi il convento, dove trovarono dimora i Frati Minori che lo abitarono fino al Settecento.
Il convento venne poi rilevato da una famiglia nobile della zona fino a quando non venne abbandonato.
È questo il punto di partenza della nostra visita.
Vi indico che la visita alla Scarzuola, va prenotata in anticipo ed inoltre è obbligatoriamente guidata.
Esiste un’unica guida alla Scarzuola: Marco Solari, protagonista indiscusso della giornata e parte integrante del nostro percorso, si presenta subito in maniera bizzarra affermando che è arrabbiato a causa del gruppo del mattino e che se non vogliamo ascoltare ciò che ha da dire possiamo pure tornare a casa e conclude con una grossa risata sarcastica.
Un ottimo inizio direi.
Addossata alle mura del convento, c'è un’antica porta in legno datata 1748 con inciso sulla superficie un giullare.
Il giullare è una carta dei tarocchi che rappresenta la follia, la nostra parte irrazionale che permette di ricreare la vita dal principio e ci porta ad un nuovo inizio; inoltre è il numero 0, il numero che moltiplicato per altri da sempre 0, l'unità del tutto!
Il giullare non si lascia condizionare da quello che lo circonda, ma continua dritto per la sua strada.
Nasciamo tutti giullari, ma poi a causa delle limitazioni che ci impongono gli altri diventiamo delle "macchinette" - come dice Marco Solari - e seguiamo degli schemi per il resto della nostra vita, dimenticando il nostro vero io.

Andiamo un passo indietro.
Nel 1956, un famoso architetto, Tomaso Buzzi, acquista il convento ed il terreno adiacente per costruire la Città Buzziana, il luogo dell'anima.
Tomaso Buzzi era un architetto milanese di grande prestigio che amava vivere nel lusso e che amava la vita mondana, ma ad un tratto decise di ritirarsi in Umbria e di costruire la sua città ideale, il luogo in cui poteva essere se stesso scatenando le malelingue dei suoi amici altolocati.
Adoro ricordare cosa rispondeva a questi suoi "amici" che lo consideravano fuori di testa:"Quando sono con voi sono vestito e in cravatta; quando sono qui, alla Scarzuola, sono nudo, e questo non potete sopportarlo."
Ma quanto è vera ed attuale questa frase? Viviamo in un mondo in cui contano solo le apparenze in cui se vuoi essere te stesso sarai sicuramente giudicato dagli altri e spesso non accettato.

Torniamo alla visita.
Finalmente i nostri occhi si accendono di meraviglia perché ci troviamo di fronte alla città Buzziana, un'incredibile opera architettonica fatta di edifici, mostri, miti, simboli, scale, teatri e sculture.
Siamo nella mente di Buzzi, o quasi.
Buzzi credeva che per tornare giullare, doveva rendere materiale ciò che aveva in testa, perciò, molto spesso un giorno costruiva e il giorno dopo disfaceva.
E allora perché non troviamo rovine alla Scarzuola?
Nel 1982 Tommaso Buzzi muore e lascia in eredità la Scarzuola al suo pronipote.
Indovinate di chi si tratta?
Esatto, proprio lui, la nostra guida, Marco Solari, allora poco più che ventenne.
Quando Marco arriva alla Scarzuola non trova altro che i resti di quello che lo zio aveva costruito, un cumulo di pietra incomprensibile.
Tenta di far intervenire i beni culturali, ma neanche loro sanno cosa farsene.
Così inizia a leggere tutti gli appunti e gli schizzi dello zio e, soprattutto, inizia a comprenderne il senso.
In circa trent'anni di lavori la Scarzuola riprende vita!
Non so se fosse questo il volere dello zio, ma ormai il sogno era quello di Marco.

Così che ci ritroviamo immersi in uno splendido anfiteatro, caratterizzato da un'infinità di archetipi e di sculture dal significato nascosto (in realtà il percorso non si inizia da qui, ma ne parlerò dopo). Un'ambientazione surreale e teatrale.
Luogo che rappresenta l'anima secondo Buzzi è la scenografia teatrale, perché come avviene nei sogni, è l'unico posto in cui possiamo essere noi stessi senza limitazioni e giudizi, tutto può essere creato e distrutto.
Il palcoscenico sembra una nave pronta a salpare in cui la poppa è rappresentata dalla Scala di Milano (Buzzi disegna i suoi schizzi ascoltando musica) decorato con delle api dorate, gli architetti per eccellenza.
Nella prua, invece, troviamo l'acropoli, la città ideale con le riproduzioni del Colosseo, del Partenone, del Tempio di Vesta, ma anche delle prigioni (mai finirci dentro) collegate da un'infinità di scale.
Per raggiungere l'illuminazione (il terzo occhio) dobbiamo prima affrontare i mostri (la balena di Bomarzo) ovvero conoscere il vero Io.

Buzzi prende spunto dalle sue conoscenze, dai classici, da alcuni libri, dal parco di Bomarzo, dal Vittoriale di D'Annunzio e quindi ritroveremo molti di questi elementi citati nella sue sculture.
Dopo il Teatrum Mundi il cavallo alato Pegaso ci indica la via da percorrere.
Ci ritroviamo al di fuori del sogno di Buzzi e dall'esterno ci rendiamo conto che è completamente circondato da una cinta muraria a cui si accede da 7 porte, una delle quali è quella del tempo.
Buzzi vuole tenere nascosto il suo sogno, la sua mente, il suo segreto poiché ha paura che venga contaminato dal mondo esterno!
Seguendo queste mura raggiungiamo la Madre Terra, rappresentata come un gigantesco busto di donna nuda senza la testa perché lei è nata prima di tutto e prima del sapere, se guardiamo la sua posizione ci rendiamo conto che lei è la prua della nave, è lei che ci guida.

Di fronte a noi l'enorme bocca di una Balena è pronta ad inghiottirci come ha fatto con Giona, uno dei protagonisti più famosi dei racconti contenuti nella versione ebraica della Bibbia.
Dopo un breve percorso in salita, passando per la torre della meditazione, ne usciamo sani e salvi... trovando la scritta AMOR VINCIT OMNIA, l'amore vince su tutto!
E' il momento di entrare nel tempio di Apollo caratterizzato da un altissimo cipresso colpito da un fulmine al centro. Il cipresso è un chiaro rimando a Ciparisso, un giovane cacciatore amante di Apollo, di cui Ovidio ci racconta la storia nelle Metamorfosi.
Di fronte al tempio c'è la Torre di Babele, descritta nella Genesi costruita dagli uomini con la pretesa di raggiungere il cielo, al suo interno c’è una piramide di vetro ovvero il bambino che eravamo prima di essere contaminati dal mondo esterno.
Una scala a chiocciola ci riporta all'Acropoli, l'apoteosi del nostro viaggio introspettivo o forse no, perché per Buzzi il viaggio non aveva mai fine.
Ritornati all'ingresso molte persone se ne sono andate e siamo rimasti in pochissimi così Marco ci ha svelato un luogo nascosto.

Un giardino, di fronte a noi 3 porte!
Avete mai sentito parlare dell’Hypnerotomachia Poliphili?
Un libro scritto da Francesco Colonna che ha inspirato un'infinità di giardini all'italiana o meglio, giardini iniziatici.
Il protagonista Polifilio si ritrova di fronte a 3 porte: GLORIA MUNDI (le cose terrene) e GLORIA DEI (la religione), che non dipendono da noi ma da quello che ci hanno imposto e dalla società in cui siamo cresciuti e MATER AMORIS, l'unica in un cui i protagonisti siamo noi, il percorso che ci porta a conoscere noi stessi, in cui saremmo tentati più volte a ricadere nelle nostre vecchie abitudini, ma l'unico che può farci tornare giullari.
Sogno o realtà?
Quando sono uscita dalla Scarzuola ero diversa, soprattutto, mi sentivo serena, la mente nonostante avesse appreso tante cose nuove e disorientanti era come in stand-by, non avevo pensieri, non stavo elaborando le informazioni, sapevo solo di aver vissuto un’esperienza che mi aveva fatto sentire bene.
Questo luogo ha legato e cambiato il destino di tre persone: Francesco D'Assisi, Tomaso Buzzi e Marco Solari, forse una coincidenza o forse qualcosa di più che ha fatto in modo che anch'io ascoltassi la Scarzuola, perché la Scarzuola non è da vedere, ma da ascoltare e sentire dentro di se.
Concludo citando le parole di Marco:
“Per ritrovare il nostro io è necessario sognare con i piedi per terra ed è proprio un bel casino!”
Siete pronti a tornare GIULLARI?

Sono Silvia Capretta, 33 anni TRAVEL, ARCHEOLOGY and PHOTO LOVER.
Viaggiatrice sin dalla nascita, fotografa per passione (o meglio mio padre è un fotografo seriale) e da pochissimo archeologa.
Fortemente convinta che nella vita niente è impossibile, ho assaporato ogni esperienza al massimo affidandomi alla mia spiccata curiosità.

Scrivo nel mio Blog "Parla come Viaggi", nato nel 2019 dalle ceneri del vecchio blog Silvia Wanderlust che ormai uso come nickname. Ho sempre viaggiato fin da bambina, ma non mi bastava, volevo di più, volevo fare della cultura il mio lavoro così nel 2017 mi sono iscritta alla facoltà di archeologia dopo 12 anni di lavoro nel supermercato di mio padre. Ho ora una laurea triennale, sto frequentando il corso magistrale in archeologia e mi occupo di archeologia classica e del Vicino Oriente.
Photo Credit: Silvia Capretta.
Komentarze